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Dal culo all\'anima

I caratteri alfanumerici della radiosveglia indicavano le cinque. Mario si era svegliato di buon ora come ogni mattina, ma stamani non doveva alzarsi da letto per andare in studio: era domenica, giorno di riposo. Dalla finestra penetrava nella stanza un fascio luminoso, proveniente dall'illuminazione pubblica che rischiarava le pareti della camera. Solo allora si avvide di avere dimenticato di accostare le imposte quando si era coricato. Si girò verso la forma scura che occupava l'altra parte del letto e si soffermò a guardarla con curiosità.
Valeria era raggomitolata sul fianco come un serpente. Volgeva il viso verso di lui e pareva addormentata. Gli occhi di Mario si adattarono poco per volta alla penombra della stanza. Nel volto della compagna scrutò le palpebre chiuse, il naso, e la bocca.
A disposizione avevano una giornata intera, dopodiché Valeria sarebbe tornata a casa dal marito. Avrebbero trascorso il resto della mattinata e il pomeriggio a letto, a scopare, com'erano soliti fare nelle rare occasioni in cui trascorrevano il week-end insieme. Succedeva quando il marito di Valeria, un tipo che coltivava l'hobby per il game-war, si allontanava da casa per partecipare ai tornei nazionali insieme al figlio di 7 anni appassionatosi anch’esso al gioco.
Quello che stavano vivendo sarebbe stato l'ultimo week-end che avrebbero trascorso insieme, ma lei ancora non lo sapeva. L'avrebbe rassicurata dicendole che la separazione sarebbe stata temporanea. Una pausa di riflessione, ecco cosa le avrebbe detto, sì, una pausa di riflessione. Avrebbe sostenuto che si sentiva esasperato dal modo in cui stavano portando avanti la loro relazione. Le avrebbe mentito dicendole che non poteva più accettare di dividerla con un altro uomo, sapendo bene che non avrebbe mai acconsentito a lasciare il marito per mettersi con lui. D'altronde non poteva confessarle che stava conducendo una storia parallela con un'altra donna. Le avrebbe raccontato qualsiasi bugia pur di non vederla soffrire.
Tutt'a un tratto il corpo di Valeria cominciò a scuotersi. La donna roteò le spalle ed il capo e si girò sull'altro fianco, scoprendo i glutei, privandosi del lenzuolo che la sottraeva alla vista di Mario.
Le prime luci dell'alba rischiararono la camera. La forma a semiluna del fondoschiena di Valeria risvegliarono le fantasie erotiche, mai sopite, di Mario. Accostò la cappella contro il culo della donna e cominciò a strofinarle il cazzo contro le natiche.
Il contatto della cappella contro la semiluna del culo gli fece venire voglia di scoparla nell'ano. Sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe fatto con lei. Valeria aveva cominciato a essere sodomizzata nel culo dopo che aveva vauto il suo unico figlio. Il ginecologo che l'aveva assista nel parto era stato costretto, suo malgrado, ad effettuare una profonda incisione della pelle e dei muscoli del perineo, nella parte posteriore della vagina. Era accaduto durante l'espulsione del nascituro. Il medico aveva eseguito il taglio come prevenzione. Per evitare lacerazioni maggiori, le aveva procurato una profonda ferita che nel rimarginarsi aveva prodotto delle aderenze, restringendo il lume della vagina.
Dopo un mese dal parto Valeria aveva ricominciato ad avere rapporti sessuali col marito, ma si era trovata a soffrire a causa di forti dolori al ventre, specie all'introito vaginale. Patimenti che le avevano impedito di scopare come era solita fare prima del parto.
Questa condizione le aveva procurato un grande stato d'ansia, impedendole di raggiungere un qualsiasi orgasmo vaginale come invece le succedeva prima del parto. Con l'andare del tempo era caduta in depressione rifiutando qualsiasi rapporto sessuale, mettendo in crisi il legame di coppia con il marito.
Mario, che l'aveva avuta in cura quando si era recata da lui per una visita specialistica, l'aveva aiutata ad accettare il suo anorgasma ed il dolore che le provocava la penetrazione del cazzo nella vagina. Ma più di tutto l'aveva educata a godere comunque suggerendole come alternativa di farsi penetrare nel culo.
A Mario piaceva toccarle il tratto di pelle che congiunge la figa all'ano. Strofinare le dita contro la sottile striscia fibrosa lo eccitava. Lasciò cadere ancora una volta la mano sul fondoschiena di Valeria e s'incuneo con le dita fra le natiche sfiorandole l'ano. Raggiungere la fessura della figa e cominciò a coccolarla spargendo addosso dei leggeri tocchi con i polpastrelli.
Valeria sembrò svegliarsi, ma non si girò subito verso di lui. Rimase sul fianco, lasciando godere Mario del proprio fondoschiena. Bastarono pochi tocchi delle dita dell'uomo per umidirle la figa. Valeria lasciò trapelare dalla bocca gemiti e sospiri di piacere. Mario la obbligò a girarsi rovesciandole la schiena sul materasso. Le collocò le mani sulle cosce e le spalancò con decisione le gambe. Infine affondò la bocca sulla figa, sommergendola di baci, leccandola con una passione a dire poco molesta.
- Sì... sì... fammi godere... fammi godere... - la supplicò Valeria.
Mario proseguì a leccarla, sapendo che sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe fatto. Ci mise tutta la passione che aveva in corpo per farla godere. Scostò le labbra della figa con le dita, divaricandole, poi affondò la punta della lingua sulla vulva. La leccò a lungo, fino allo sfinimento, provocandole più di un orgasmo. Infine si prese cura del clitoride, scappucciandolo, leccandolo e succhiandolo fino a provocarle una sequela di tremiti in breve successione che le squassarono il corpo da capo a piedi.
Valeria cercò di allontanare da sé Mario più di una volta servendosi della forza delle braccia. Lui rimase con le labbra strette sul clitoride evitando che Valeria si liberasse dall'abbraccio con cui ghermiva il corpo erettile dentro la bocca, succhiandolo senza un attimo di pausa.
Mario aveva il cazzo duro e moriva dalla voglia di penetrarla nel culo. Le afferrò le caviglie e spinse le gambe all'indietro, sollevandole verso le spalle di Valeria più che poteva. Le sollevò anche cosce e bacino, mettendo in bell'evidenza il foro dell'ano.
Valeria lo aiutò afferrando con le mani l'incavo delle ginocchia, richiamando le gambe verso di sé. MArio lasciò cadere qualche grumo di saliva sul foro dell'ano. Subito dopo introdusse un dito nella cavità e poi un secondo, infine li manovrò entrambi allargando il lume dell'ano. Quando la cappella penetrò il culo Valeria non emise nessun lamento. Lasciò che MArio la scopasse come piaceva a lui. Dopo qualche istante incominciò a masturbarsi il clitoride, mentre la cappella usciva ed entrava nella cavità resa elastica dalle continue penetrazioni.
Raggiunsero l'orgasmo insieme, con soddisfazione di entrambi. Valeria si accucciò sul cazzo e lo accompagnò nella bocca ingerendo i residui di sperma che uscivano dall'uretra.


Dopo che Mario le ebbe rivelato le sue intenzioni Valeria fuggì verso il bagno con le lacrime agli occhi. Prima aprire la porta girò il capo e diede una timida occhiata nella direzione di Mario come se volesse dirgli qualcosa che invece faceva fatica ad uscirle dalle labbra. Lui scostò il viso e guardò da un'altra parte, fingendo di cercare qualcosa sul comodino.
Ce l'aveva fatta, finalmente. Le aveva confessato che fra loro era tutto finito. Glielo aveva detto in malo modo, spiattellandole la verità: confessandole che amava un'altra.
Valeria tornò nella camera dopo pochi minuti. Senza dire una sola parola prese a rivestirsi. Aveva gli occhi lucidi ed il viso privo di trucco.
- Mi accompagni al metrò? - disse quando ebbe terminato di vestirsi.
Erano le dieci di mattina. Avevano preventivato di trascorrere la domenica a letto, invece si ritrovarono soli per la strada. Mario avrebbe voluto dirle qualcosa. Si sentiva a disagio e si trattenne dal parlare. Quando giunsero a Piazza Cavalli si salutarono con un cenno del capo. Lui riprese la strada di casa e lei discese la scalinata che conduceva alla stazione del metrò.
Non si videro più...per sempre

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Commenti

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  • drakEva, 60/60
    ... Non sò, c'è qualcosa che non quadra nel racconto, non è nemmeno scritto male, però ..... non sò.
    Leggi di più arrotolare