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Collage 1.2

Piccola Mademoiselle,
un giorno di questi verrò a trovarti e ce la spasseremo come ai vecchi tempi. Nel frattempo non voglio lasciarti con la bocca asciutta. Mi conosci, non sto un attimo fermo!
Come mi avevi suggerito ho invitato Elene a cena e lei ha subito accettato . Sono tornato a casa con qualche minuto di ritardo e lei era già pronta, in tiro come una pantera, tant’è, che l’avrei anche ciullata un po’ prima di andare ma non volevo rovinarmi il divertimento. Meglio cenare prima ho pensato, poi l’avrei sistemata più tardi. Giunti al locale, ci riceve una tipa. Carina penso, e me la studio meglio mentre lei spiega la varie disponibilità dei tavoli. Poi Elena ed io abbiamo preso posto e dopo un paio di minuti è tornata da noi con in mano un piatto colmo di aperitivi stuzzichevoli. L’ho guardata di nuovo, ma più attentamente questa volta. La sua bocca rotonda, le sue labbra sudaticce, i suoi occhi accesi ; era sensuale e la vedevo già poggiata a spremermi il cazzo e l’avrei anche sedotta se fossi stato solo. Di seguito abbiamo cenato, e tra un boccone e l’altro, davo un occhiata alla scollatura generosa di Elena. Sospettavo che stesse nuda sotto il vestito, già bagnata in ansia di darla, come sempre , però Veronica mi procurava un piacere istintivo. Mi andava in tiro al solo pensiero di lei seduta sul mio cazzo e lei che godeva solo di me. Veronica. Il nome me lo fece notare Elena, quando ci portò il digestivo e lei la chiamo per nome. Ma non ho badato a quello che diceva dopo, dopo il nome. Ho solo pensato che volevo scoparmi Veronica.
Mi sarei scopato Elena come se lo stessi dando tutto a Veronica, e a lei sarebbe piaciuto. Era fradicia e gonfia quella troia. L’ho portata nella zona industriale, sotto il campanone , dove teniamo le luci accese in caso di furti e gli ho chiesto di mettersi a pecora con il culo fuori dalla macchina, in linea con il mio cazzo. Quella sera c’era di turno Fabrice. Suppongo che ci avrà sentito e abbia agito di conseguenza e glie l’ho impasta a vista sicuro della sua presenza. Lei gemeva e m’implorava di fotterla spalancandosi con le mani il buco della figa. Mi sono girato un attimo per conferma e Fabrice stava qualche metro più in là, in piedi dietro di noi a menarsi il cazzo. Elena non si è accorta di nulla, è rimasta tutto il tempo con il viso rivolto verso la strada. Non si è accorta di quando si è avvicinato Fabrice e gli toccava il buco del culo mentre io me la fottevo. Non si è neppure accorta che ad un certo punto abbiamo fatto a cambio. Gridava come una cagna, quella troia. Mi ha procurato un certo piacere la vista della sua figa piena del cazzo di Fabrice. La teneva stretta per i fianchi e guardava la sua figa larga che risucchiava il suo cazzo a colpi profondi. Poi ho ripreso Elena sfinendola. Fabrice è sborrato dietro l’inferriata in penombra e lei è rimasta a pancia in giù.
Come vedi non sto un attimo fermo!
Ti voglio bene piccola Mademoiselle. Scrivimi.
Mi manchi
Vincent.

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