pakemon
, 32 anni
Maschio
Rome, Italia
Ultima visita: 8 anni fa
- 8 anni fa Fine settimana al Castello La macchina percorreva velocemente la strada che si apriva tra colline e campi coltivati, la mia padrona non mi aveva rivolto nessuna parola da quando eravamo partiti, ed io stavo chiedendomi cosa stesse pensando… Era bellissima avevo il cuore in gola e dall’inizio del viaggio ero in uno stato di eccitazione perenne. Eravamo partiti la mattina presto la sera precedente mi era arrivato un messaggio sul cellulare dove mi diceva di depilarmi completamente e che l’indomani mattina avrei dovuto raggiungerla alle 7 in punto a casa sua perché l’avrei dovuta accompagnare per il fine settimana da una sua amica in campagna. La fortuna fu che il venerdì era ponte altrimenti avrei avuto seri problemi in ufficio. Mentre la strada scivolava sotto di noi, ripensavo se avessi messo tutti i giocattoli nella borsa, sapevo benissimo che le dimenticanze sono punite severamente. Rapidamente ripassai mentalmente l’elenco delle cose da prendere e poi mi lasciai prendere dalla bellezza del paesaggio. Dopo circa una mezz’oretta, probabilmente mi addormentai, mi chiamò e mi disse: “caro Paolo, siamo quasi arrivati, passerò un fine settimana dalla mia amica Roberta, le ho già parlato di te e sa tutto, ma probabilmente ignora quanto tu possa essere servizievole, devoto e soprattutto ninfomane, mi raccomando devi farmi fare bella figura”. Annuii e risposi “si signora” Lei continuò, dicendomi: “ Roberta è una mia carissima amica, forse la più cara che ho, è una donna molto autoritaria e tu dovrai essere molto compiacente con lei, anche se ha gusti particolari….” E si mise a ridere io risposi che l’avrei servita devotamente e che avrei fatto tutto quello che la mia padrona mi avrebbe ordinato di fare. Dopo circa 15 minuti arrivammo ad un cancello, la mia padrona scese citofonò e rientrò in macchina, il cancello si aprì ed imboccammo un viale fiancheggiato da entrambe le parti da dei cipressi, dopo alcune centinaia di metri arrivammo ad un casale fortificato in pietra. Regina, così si chiama la mia padrona, si fermò e scese dalla macchina ordinandomi di prendere tutte le valige e di seguirla. Intanto lei andò avanti busso alla porta ed un maggiordomo le aprì e la fece entrare inchinandosi riverente ed accompagnando con un gesto della mano la sua entrata. Io presi tutti i bagagli e la seguii. Varcato il portone, mi ritrovai in una stanza rettangolare sulla quale si aprivano delle finestre con delle pesanti grate in ferro e delle porte, il maggiordomo era alla mia destra mentre la mia padrona stava abbracciando la sua amica Roberta, una donna sui 50 anni, rossa di capelli, sul metro e settanta che sprizzava energia da ogni poro. Dopo i convenevoli di rito Roberta si rivolse al suo maggiordomo e gli ordinò di accompagnarmi a portare le valigie della sua ospite nella stanza e di sistemarmi. Fui accompagnato al piano nobile si apri una doppia porta in quello che era un vero e proprio appartamento privato, lasciai le valige ed il maggiordomo fece il segno di seguirlo, mi portò in una stanza molto piccola che nulla aveva a che fare con gli arredi ed il fasto delle altre, mi fece cenno di mettermi seduto su una panca in pietra murata nella parete, poi prese un collare me lo mise al collo, lo chiuse con un lucchetto lo fisso ad una catena che pendolava dal muro. Andò via senza dire alcuna parola tirandosi dietro la porta. Dopo un tempo che non riuscii a quantificare si aprì la porta, entrò della luce e riconobbi la sagoma di padrona Regina. “Ti piace la tua camera?” mi disse ridendo, era tra l’euforico, eccitato ed il divertito, le risposi di si lei se ne rallegrò mi venne vicino mi accarezzo la testa dicendomi che ero un cucciolo e che avrei imparato molte cose nuove. Mi liberò dalla catena, e mi ordinò di spogliarmi nudo lasciandomi solo il perizoma di pizzo, indumento che dovevo portare regolarmente, e di raggiungerla in stanza. Liberatomi dei vestiti superflui la raggiunsi, era mollemente distesa su un divanetto, come mi vide mi ordinò di inginocchiarmi e di prostarmi di fronte a lei. Poi incominciò a parlarmi “caro Paolo sai cosa sono le fluffers?” no risposi, lei riprese il discorso “ho parlato con Roberta delle tue attitudini e, lei complimentandosi con me, mi ha suggerito un tuo uso estremamente divertente penso che seguirò i suoi consigli. Hai portato tutto il necessario? Corri a prenderlo e torna qui”. Esegui rapidamente e tornai da lei rimettendomi prostrato di fronte ai suoi piedi. Mi ordinò di mettermi a pecorina a gambe larghe, testa alta come se fossi un cane, poi tirò fuori dalla borsa un guanto in lattice lo indossò ed incominciò a ispezionarmi. La sua mano si insinuava tra le mie cosce lisce e depilate, poi scostò le mutandine ed incominciò a saggiare la durezza delle palle pian piano, salì fino a raggiungere il mio buchino e mentre un dito, incominciava a penetrarmi con l’altra mano mi prese un capezzolo e dopo averci pianto le unghie incominciò a tirarlo. Mentre mi mungeva inserì nel mio buchino un altro dito ed incominciando a sditalinarmi il culo mi mungeva i capezzoli. Il tutto durò qualche minuto poi esclamò sfilandomi di botto le dita dal culo “ bene, hai le palle belle gonfie, rispondi bene alle stimolazioni e la tua fichetta è abbastanza burrosa. Ora prendimi la cintura di castità e le mollette e mettiti in posizione” obbedii presi tutto quello che mi aveva comandato e la raggiunsi, mi misi in ginocchio con il sedere sporto e lei incominciò il rito a cui ormai ero abituato. Per prima cosa mi tirò le palle per farmi sgonfiare il pisello, me le strinse fortissimo poi mi mise la cintura di castità, che a dire il vero era strettina, ed infine mi applicò delle mollette con una catenella ai capezzoli. “perfetto” esclamò “ma manca ancora qualcosa, prendi un cuneo anale dalla borsa, quello medio” mi spinse con il busto sul pavimento, spostò il perizoma e mi spinse fino in fondo il cuneo nel culo, poi prese una catenella e la trasformò in una mutandine che lo bloccava dentro in modo da non farlo uscire. Guardandomi compiaciuta per il lavoro mi disse “perfetto mettiti il grembiulino da lavoro poi vai a prepararmi un bel bagno caldo e l’occorrente per un bel massaggio”. Feci come mi aveva ordinato preparai il bagno, l’aiutai a spogliarsi, la lavai e poi la massaggiai con i suoi oli preferiti per circa un’ora. Quando ebbi finito si alzò, e preso il telefono sul comodino fece un breve numero “ciao Roberta, la cameriera è pronta manda su il maggiordomo per portarsela via” mi guardò negli occhi e disse “ora fai il bravo, questa sera ci dovrai servire tu a tavola” mi accarezzò e subito dopo busso il cameriere, che messomi un guinzaglio al collare che precedentemente mi aveva applicato mi portò via. Percorremmo un scala stretta ed arrivammo salendo al piano che una volta doveva essere quello della servitù, mi portò in cucina dove era presente una cuoca molto grassa a cui consegnò il guinzaglio; si chiamava Olga. Doveva avere circa quarantacinque anni, castana chiara le mancava un dente laterale e come già detto era molto grassa. Mi strattonò e mi condusse verso uno sgabello di legno mi ordinò di sedermici sopra e poi indicandomi delle cassette mi intimò di sbucciare tutto quello che contenevano e di riporlo nei contenitori che erano sul tavolo. Pelai verdure per circa un ora ed il cuneo nel culo stava facendo il suo lavoro. Quando ebbi finito mi alzai per andare verso la cuoca ma lei accortasi si adirò, mi prese per il guinzaglio e disse” mettiti con il busto sul tavolo ed allarga le gambe” poi prese un cucchiaione di legno e mi ordinò di contare i colpi fino a 10. Mi sculaccio per bene 5 colpi per natica poi aggiunse “in cucina comando io devi chiedere il permesso per ogni cosa troia!!! Imparerai a servire padrona Olga!!!” alla fine della punizione mi fece lavare le pentole, ripulire la cucina. Io dopo avere eseguito tutto incominciavo a sentire il bisogno di urinare, mi avvicinai alla donna e le dissi “padrona Olga , dovrei fare pipì”. Lei mi guardò che sembrava un toro infuriato e mi rispose “troia come osi chiedere di soddisfare i tuoi bisogni” mi prese per il guinzaglio e mi obbligò a sdraiarmi sul pavimento, poi si sedette sul mio viso e mi intimò di aprire la bocca, infine disse “ora berrai la mia urina e poi mi leccherai fino a darmi piacere sia davanti che dietro” mise la sua mano grassa sotto il mio perizoma di pizzo ed afferrò le mie palle, le strinse fortemente orinandomi di bere tutto. Un getto caldo zampillò nella mia bocca mentre la sua presa si faceva più stretta e le sue cosce mi stringevano forte il viso. Quando ebbe finito la dovetti leccare fino a farla venire, si fece ripulire davanti e poi mi disse di leccarle il buchino dietro infilandoci bene la lingua. Eseguii alla lettera, lei fu soddisfatta si rialzò e mi disse che per quella volta avrebbe chiuso un occhio e non avrebbe detto nulla alla mia padrona. Suonò un campanello e mi affidò nuovamente al cameriere che al guinzaglio mi condusse nella sala da pranzo. Qui finalmente parlò: “serva questa è la tavola dove ceneranno le regine, apparecchia bene la tavola poi al suono del campanello vai in cucina ed aspetta in silenzio che padrona Olga ti ordini di servire la cena”. Così feci. Dopo circa un ora la cuoca mi fece indossare una crestina e delle scarpe con il tacco, mi diede un vassoio con l’antipasto e mi ordinò di andare a servire la cena. Entrai nella sala da pranzo e mi sentii fortemente imbarazzato, ondeggiavo come una puttana di strada vuoi per il dildo in culo, vuoi per i tacchi, padrona Regina vedendomi sorrise divertita mentre la padrona di casa esclamò “cara Regina la tua è veramente una bella troietta vedremo se ci soddisferà, ma stai sicura che se non lo farà domenica, dopo l’addestramento ci riuscirà senz’altro”. Meno male che sapevo servire, la cena andò bene anche se spesso padrona Roberta mi palpava il culo facendo pesanti apprezzamenti. Alla fine della cena servii il dolce quando padrona Roberta mi disse “cameriera devo orinare vai sotto al tavolo e fammi da cesso” Guardai la mia padrona che annuì ed aggiunse di essere molto delicato con la lingua quando dopo aver bevuto tutto l’avrei dovuta pulire. Tutto andò bene fino a che sfiorai con la lingua troppo a punta il clitoride. Si alzò in piedi urlando che la lingua doveva essere sempre piatta chiamò il suo maggiordomo e gli ordinò di condurmi nella stanza rossa. Venni preso mi fu riagganciato il guinzaglio e ritornai per le scale alla sala d’entrata passai una porta e mi ritrovai in una specie di cella, senza finestre e con un cavalletto al centro e un grande armadio chiuso. Fui legato ad un anello che era murato al muro e poi la porta si chiuse. La stanza aveva tutti i mobili rivestiti di pelle rossa inchiodata sul legno. Dopo un po di tempo entrarono nella stanza le due regine Regina era seccata per il mio errore, mi slegò e mi ordinò di mettermi carponi sul cavalletto. Poi insieme a Roberta mi legarono delle cinte intorno ai polsi ed alle caviglie e legarono una piccola corda alla punta della cintura di castità. L’altro estremo fu assicurato ad una specie di gancio alla base del cavalletto. Mi sentivo completamente perso, non sapevo cosa sarebbe successo, ed ero legato, bloccato per la base del pisello con le gambe divaricate ed il culo in mostra. Roberta aprì l’armadio ma non potei vederlo perché l’avevo alle spalle, sentii la sua mano che mi spostava il perizoma e incominciava a toccare il cuneo anale come a masturbare una fica. Regina intanto si era messa davanti a me, mi liberò della catenella ai capezzoli, ma vi applicò delle mollette con dei pesi, poi prese la chiave della cintura di castità e la passò a Roberta. Intanto carezzandomi mi disse “il tuo cazzo non ci interessa, le troiette hanno solo tette, fica, culo e bocca ma poiché tu non hai la fica….. dovremmo accontentarci del resto. Tuttavia le palle sono divertenti da torturare!!! Roberta mi liberò il culo dal dildo, poi sentii che si infilò dei guanti in lattice e mentre con una mano mi tirava le palle con l’altra incominciò a perlustrare il mio culo. “Bene Regina, la tua troia ha un bel culo burroso penso che domani sera ci farà fare bella figura, ora per favore passami quel vibratore” sentii una cosa molto larga piano piano aprirmi in due, mi mancava il respiro, poi fu levata e mi fu spalmato qualcosa sul buco e dentro, infine sentii una cosa che scivolò, non senza fatica dentro, fino a raggiungere quelle che sembravano palle. Roberta poi si mise di fronte a me si fece passare un altro cazzo finto fissandolo ad un supporto del cavalletto mi ordinò di spompinarlo. “da brava troietta che sei lo sai cosa sono i fluffer? Bene oltre a fare la troia per il nostro divertimento, domani verranno dei miei amici a cena, e tu entro domani dovrai saper spompinare cazzi come una puttana di strada, ce li dovrai rimettere presto in tiro per farceli godere” mentre diceva questo e mi incitava a succhiare e leccare la cappella del cazzo finto, la mia padrona armeggiava dietro. Sentivo il rumore di una pompetta e pian piano il mio culo diventava sempre più pieno, mi avevano infilato un cazzo gonfiabile. Io stavo godendo come non mai, spompinavo sempre più avidamente il cazzo finto mentre godevo di quel pisello ormai gigante mi apriva in due, mentre il mio scoppiava nella cintura di castità. La mia padrona ad un certo punto disse a Roberta “cara amica prendiamo due strapon e facciamogli provare l’ebrezza di essere chiavato senza pietà. Si infilarono due cazzi finti, Roberta di circa 22 cm nero, e la mia padrona di 26 bianco, leggermente più stretto dell’altro ma molto più lungo. Poi venendomi vicino alla bocca mi ordinò “leccalo bene, lecca un vero cazzo, e più lo lecchi meglio entrerà nel tuo culo”, Roberta intanto commentava ad alta voce, “ti piacciono i cazzoni, vedi il tuo pisellino può giusto servire per masturbarsi il clito, mangia i cazzoni che ti fanno bene”. Mi furono messi entrambe difronte la bocca e fui costretto a spompinarli, sbavavo come un cane e la mascella mi faceva male, poi Regina andò dietro di me ed incominciò a penetrarmi. Lo sentivo scorrere dentro, entrava tutto ed io gemevo, una sensazione tra il dolore ed il piacere, Roberta allora per non sentirmi mi infilò il suo in bocca ed incominciarono a scoparmi insieme in bocca ed in culo. Non so quanto durò, si scambiarono spesso di posto ed i loro cazzi non si sgonfiavano mai, intanto io godevo, piangevo, stavo per raggiungere l’orgasmo ma loro non me lo facevano mai toccare. Ad un certo punto Roberta disse “Regina siamo sicuri che riuscirà a spompinare un vero cazzo che sa di sborra? Facciamo una prova” non bastò neanche il consenso che suonando un campanello arrivò il maggiordomo. Gli fu ordinato di levarsi i pantaloni, vidi che era completamente depilato, Roberta lo mise difronte a me e mi ordinò di prenderglielo in bocca. Mi afferrò per i capelli mentre Regina affondava sempre più nel mio culo. Il cazzo del maggiordomo incominciò a gonfiarsi nella mia bocca fino a diventare duro. Sarà misurato circa 20 cm ed aveva una cappella molto grande e definita. Sentivo Roberta che incitava “lecca il buchino, ora l’asta, ora prendilo in bocca succhia e lecca con la lingua il filetto” ero in preda ad un trans, incominciai a spompinarlo, lui mi afferrò la testa ed incominciò a scoparmi in bocca fino a che un getto di sperma denso e caldo mi arrivò in gola fino a farmi strozzare. A quel punto Roberta gli ordinò a lui di levarmelo ed a me di ingoiare tutto e di leccare quel gelato fino a farlo ridiventare duro. Esegui fino a che ritornò bello duro, Regina allora disse ad alta voce “brava troietta l’hai rimesso in forma meriti un premio. Che ne pensi Roberta?” si guardarono e l’ordine arrivo simultaneamente, fui inculato per la prima volta da un cazzo vero. La sensazione era molto diversa, il calore, la morbidezza della pelle lui mi schizzo dopo circa 10 minuti nelle mie viscere ma purtroppo successe una cosa involontaria. Roberta si accorse che la punta del pisello grondava sborra. La raccolse con un dito e me la fece leccare, poi commentò ad alta voce “si bagna come le vere troie” penso che domani sarà l’attrazione della serata” e guardando Regina scoppiarono a ridere. Mi svegliai che ero ancora nella stanza rossa, il maggiordomo mi stava scuotendo e con lui era presente una donna che non avevo mai visto. Aveva circa 25 anni, magrolina, con un bel culo tondo e due tettine piccole ma decisamente eccitanti, sul metro e sessantacinque circa. Mi slegarono e mi svestirono completamente ad eccezione della cintura di castità e del collare, mi presero sottobraccio e mi portarono in una stanza vicino che era tutta rivestita di maioliche anche sulle pareti con un chiusino di scarico al centro. Vi pendevano degli anelli a cui venni legato, le braccia unite tese verso il soffitto e le caviglie a due anelli in basso contrapposti. Mi ritrovavo in una posizione estremamente scomoda, il mio sesso ingabbiato pendolava e le mie palle erano esposte oscenamente. La donna disse al maggiordomo di prendere il tubo dell’acqua. Un getto freddo mi colpì violentemente, poi preso un secchio lei mi lavò con una spugna come se fossi un cavallo, in particolare il culo venne lavato accuratamente ed i miei genitali. Incominciavo a capire la gerarchia, il maggiordomo era uno schiavo e tutti potevano comandarlo, la donna che portava un collare ed una cintura di castità a mutandine, doveva essere una schiava ma essendo donna poteva comandare sull’uomo, io ero poco più di un giocattolo. Non avevo capito ancora il ruolo della cuoca. Dopo essere stato accuratamente lavato, venni asciugato dal maggiordomo mentre la donna mi infilava un dito nel culo e facendo finta di sditalinarmi rideva guardando il mio cazzo che scoppiava nella cintura ed io che mi dimenavo come un ossesso. Ad asciugatura avvenuta fui slegato, mi fu rimesso il collare ed i due mi accompagnarono dalla mia padrona. Entrai nella sua stanza ed era bellissima, vestita di calze, reggicalze, un sottoseno e sopra una vestaglietta trasparente, indossava due pantofole con circa 5 centimetri di tacco e stava con le gambe accavallate seduta su una poltrona a leggere una rivista. “Bene, ti sei ripreso” disse “tu vai via disse al maggiordomo, e tu schiavetta vieni qui insieme al mio servo” ci avvicinammo e ci prostrammo ai suoi piedi, poi lei commentò ad alta voce “hai visto che gentile padrona Roberta, visto che tu non sai leccare la fica mi ha regalato una schiava da lecco. Anche lei da ora in poi sarà mia, abita vicino a noi, e dietro mio ordine potrà utilizzarti” poi allargando le gambe le ordinò di leccarle la fica mentre io dovevo vedere come avrei dovuto fare. Venne godendo, poi aggiunse “ora tu dovrai leccare lei, è il mio regalo perché mi ha fatto godere” fu liberata della cintura di castità, io mi sdraiai a pancia all’aria e lei si sedette sopra di me, incomincia a leccare, intanto la mia padrona mi aprì le gambe e sentii un suo dito perlustrarmi il buchino, poi piano piano una cosa bagnata lo bagnava ed infine capii, il suo strapon mi penetrava. La scena vista dall’esterno era fin troppo chiara, io leccavo la schiava e lei mi scopava a pancia all’aria gambe divaricate come se fossi stato una donna, quando venne la schiava, padrona Regina smise, si sedette e ordinò ad entrambe di mettersi a pecorina e di pulire con le nostre lingue il suo cazzo. Provvedemmo spompinavamo quel cazzone e la schiava lo prendeva in mano e mi porgeva la cappella quasi ad insegnarmi. Passarono quasi 5 minuti. Poi la nostra padrona si alzò e ci disse, ora vado a letto, voi dormirete ai miei piedi, rimise la cintura alla schiava e ci assicurò con due guinzagli uno a destra e l’altro a sinistra del letto a baldacchino. “schiavetto domani alle 9 svegliami leccandomi i piedi ora dormite” si girò dall’altra parte e spense la luce. Passai la notte quasi insonne a fissare le lancette fluorescenti della sveglia. Alle nove una leggera luce penetrava tra le doghe della persiana, io incomincia subito a leccarle i piedi, lei pian piano si sveglio, poi con il piede mi allontanò e vide che ore fossero, disse “male sono le nove e trenta secondi sarai punito per questo” poi mi slegò e senza farmi fare un fiato slegò anche la schiava dicendole “porta la cameriera a prepararsi tra 10 minuti voglio la colazione a letto. Fui portato in cucina, la cuoca rise e messasi seduta gustò la schiava che mi metteva calze a rete, vestitino nero, grembiulino di pizzo e crestina, mi fece infilare delle scarpe con poco tacco e con sorpresa mi levò la cintura di castità. Il mio pisello incominciò a crescere e vistosamente alzava il vestitino. La cuoca allora infilata la mano sotto disse stringendomi forte le palle con una mano, “aiutiamolo a crescere” poi dopo pochi secondi infilò l’altra e toccando il cazzo esclamò “bello duro chiederò a Roberta di farmelo usare” poi mi mise in mano il vassoio e mi ordinò di portare la colazione alla mia padrona. Entrai nella stanza, la padrona mi fece avvicinare e poi mentre mangiava commentò “che strano gonfiore sotto il tuo grembiulino, fammi controllare” infilò la mano ed incominciò a segarmi, poi mi ordinò tiralo su e segati molto lentamente senza ricoprire la cappella e soprattutto senza venire. Obbedii, le gambe mi tremavano stetti per venire 2 3 volte e la punta grondava, lei fece finta di nulla fino alla fine della colazione poi mi ordinò di levare il vassoio e di andare in bagno a prepararle la vasca. Andai senza fiatare. Entrò in bagno completamente nuda, era bellissima, si mise sul water e mi ordinò di inginocchiarmi a bocca aperta, poi aggiunse “bene visto che ormai sei abituato da oggi in poi sarai il mio cesso2 mi prese la testa per i capelli ed incominciò ad urinarmi in bocca. La bevvi tutta, poi mi venne ordinato di ripulirla con la lingua, poiché la ruvidezza della carta non poteva essere tollerata dalla sua fica, infine mi disse di infilare la testa tra le sue gambe nel water perché avrei dovuto godere della sua defecazione. Defecò, prese un pezzetto di carta igienica e poi disse “mettiti cazzo all’aria che mi dovrai pulire il culo” obbedii lei si sedette sopra il mio viso allargandosi con le mani il sedere, io incominciai a leccarglielo mentre lei mi incitava a infilarci dentro la lingua per pulirlo bene anche dentro. Quando fu soddisfatta entrò nella vasca, si fece lavare e poi asciugare. Poi mi disse “tu devi andare al bagno ed ancora non hai mangiato giusto?” annui “bene ora entra nella vasca e mettiti a 4 zampe, esegui lei mi scrutò e poi disse liberati. Iniziai ad urinare nella vasca ormai svuotata, poi lei prese dal cassetto una pera da clistere, la riempì di acqua calda e disse, “per il tuo errore di questa mattina, ti farcirò con 3 litri di acqua che dovrai tenere per 30 secondi e poi potrai liberartene davanti a me” eseguì non so come riuscii a trattenerla ma evacuare di fronte a lei mi umiliava e mi faceva sentire suo. Quando finii mi ordinò di farmi una doccia e di seguirla in camera. Eseguii, arrivato in camera mi fece mettere a pecorina e poi mi applicò una borsa del ghiaccio sulle palle facendomi sparire il pisello. Poi infilatasi un guanto di lattice mi ispezionò il culo con le sue dita affusolate mentre ordinò alla schiava di prendere una fetta biscottata e di metterla sotto al mio pisello minuscolo. Dopo pochissimo non accorgendomi di nulla ricoprii la fetta e lei disse “ecco cucciolo ti ho preparato con le mie mani la colazione” mentre la schiava la levava da sotto lei mi rimise con facilità la cintura di castità, poi si sedette sulla poltrona, la schiava mi offrì la fetta ed io consumai la colazione di fronte alla mia divina Regina. Subito dopo la mia colazione, dovetti massaggiare per circa mezzora la mia padrona, tutte le volte era per me un supplizio, il pisello scoppiava dentro la cintura, quando fu soddisfatta, mi ordinò di aiutarla a vestirsi. Indossò perizoma e reggiseno, poi dei pantaloni per andare a cavallo, una camicetta bianca e degli stivali, poi mi mise un guinzaglio e mi portò nell’entrata principale. Ci aspettava Roberta. “dormito bene?” le chiese, poi aggiunse, andiamo ti porto a vedere la casa e la proprietà” usci dalla porta, Regina la seguiva portandomi al guinzaglio completamente nudo, con indosso solo la cintura di castità, il collare, ed un paio di ciabattine che mi porse il maggiordomo. La giornata era bellissima, era primavera inoltrata ed il sole scaldava il mio corpo. Uscimmo sul piazzale che avevo già avuto modo di vedere all’arrivo, accanto alla macchina della mia padrona ne erano arrivate altre, il che mi faceva presagire qualcosa per la serata! Girammo dietro l’edificio e percorrendo un lungo porticato che costeggiava un’orto, giungemmo a quelle che mi sembravano delle stalle. Entrati ebbi la conferma, c’erano dei cavalli, dei poni e degli alani. Roberta adorava i cavalli ed i cani e capii che aveva un allevamento. Padrona Regina rimase stupita per la bellezza degli animali, mentre commentava arrivò un uomo di colore sui quarantanni, era lo stalliere di Roberta. Salutò riverente e si prostrò di fronte alle due donne baciando gli stivali ad entrambe. Poi incominciò a farci da guida. Roberta spiegava la genealogia degli animali, le loro caratteristiche, poi pian piano il discorso prese un indirizzo inaspettato apparentemente. “Guarda che membri hanno i miei stalloni” disse a Regina. Effettivamente gli stalloni avevano dei membri enormi da mosci figurarsi in altre situazioni, ed anche gli alani erano molto ben dotati, avevano palle enormi ed un pisello che molti uomini avrebbero invidiato. Poi rivolgendosi alla mia padrona disse “ed il tuo schiavetto invece è dotato?” Regina rise e disse, “non tanto ma verifichiamolo”. Mi liberò della cintura e tutte e due incominciarono a ridere per le dimensioni del mio pisello. Parlò subito Roberta “se me lo affidi ti dimostro la mia teoria” certo rispose Regina. Roberta chiamò lo stalliere, era alto circa un metro ed ottanta, molto muscoloso, indossava scarponi e una lungo grembiule in cuoio, questi mi prese e mi fece mettere a 4 zampe, poi mi portò vicino ad un poni, Arrivarono le donne e Roberta mi ordinò di prendere in mano il cazzo dell’animale e di segarlo difronte a loro. Tentennai ma fui preso per il collare dal negro che mi spinse con la testa quasi a baciare il membro dell’animale, poi incominciò con uno scudiscio a colpirmi sul culo fino a che mi feci coraggio ed incomincia a menare quel cazzo. Mentre cresceva quello dell’animale cresceva anche il mio, Roberta disse “vedi cara il cazzo lo devono prendere gli uomini, perché più ne prendono più cresce il loro!!!” e si misero a ridere. Il poni incominciava a godere le donne mi incitarono a portare a termine il lavoro, continuai fino a che uno schizzo enorme uscì dalla proboscide dell’animale. Roberta aggiunse “vedi come è ingoiato il tuo cane, ti ricordi cucciolina ed il cavallo, lei era troia ed anche lui è troia quindi…. Cosa gli facciamo provare un cavallo o il mio alano?” Regina divertita disse “facciamogli segare un cavallo e poi lo stalliere gli farà sborrare sul culo, poi lui dovrà segare un cane e lubrificato dalla sborra si dovrà far inculare” Roberta annuì divertita, lo stalliere mi portò sotto un altro cavallo, lo segai poi fui legato a pecorina, le donne mi aprirono le chiappe mostrando il mio buchino, e lo stalliere continuò la masturbazione fino a farmi sborrare sul culo. Poi fu portato un cane, aveva un cazzo sui 20 cm, non mi fu dato il tempo di segarlo perché era già eccitato, fu liberato e fu aiutato dallo stalliere a penetrarmi. Le donne guardavano divertite, mi ritrovavo un cazzo animale che mi scopava mentre appoggiava le sue zampe anteriori sopra le mie spalle. Dopo poco venne tra le urla divertite delle donne. Fui liberato e lo stalliere mi ripulì usando un tubo d’acqua che era lì vicino. Mi fu rimesso il guinzaglio e continuammo la passeggiata. Altre delizie mi aspettavano nell’orto. Infatti mentre percorrevamo il portico per tornare alla casa, Roberta incontrò la cuoca che raccoglieva le verdure per la cena. Come mi vide esclamò “che bel cagnolino lo vedo un po’ denutrito non trovate?” le donne annuirono, allora lei generosamente chiese se volevano farmi mangiare delle verdure, Regina annui dicendo che la verdura fa bene allora lei prese dal cesto delle carote, dei cetrioli e delle zucchine, mi fu ordinato di mettermi a pecorina appoggiando il busto sopra la staccionata, presero dei lacci usati per legare le piante e mi blocco i polsi e le caviglie, poi chiese a Roberta se poteva iniziare, lei annuì. Come prima cosa con dei rami di ortiche mi frustò poco sopra il sedere all’altezza dei lombari, poi prese delle carote ed incominciò a incularmi, una due tre entravano tutte dentro mentre lei commentava che per via anale le avrei digerite prima, poi passo ai cetrioli ed infine alle zucchine. Il culo bruciava per via delle ortiche, ed il buchino già precedentemente allargato sembrava ingoiare avidamente tutte le verdure che venivano appoggiate. Ad un certo punto accorgendosi che il mio pisello gocciava, la donna disse “c’è anche la salsa” prese delle carote e mentre Regina e Roberta continuavano a giocare con le verdure dietro, lei strofinò le carote sul mio cazzo, facendole insaporire e mi ordino di spompinarle e mangiarle. Ne mangiai circa una dozzina poi mi fu comunicato che avevo consumato il mio pasto. Fui liberato e riaccompagnato all’entrata della casa, ma mi portarono nelle cantine in quella che sembrava una cella, dove mi fu ordinato di fare i miei bisogni in un bagno alla turca, di ripulirmi e lavarmi con un pezzo di sapone di Marsiglia che era su una mensola sotto ad una doccia. Eseguii tutti gli ordini e mi misi ad aspettare. Venne dopo non so quanto la nuova schiava di Regina che mi portò i vestiti da cameriera che mi aiutò ad indossare, poi andò via. Dopo molto tempo venne il maggiordomo, mi prese e mi accompagnò in cucina dove mi aspettava la cuoca. Le comparve un sorriso non appena entrai, mi venne incontro e infilata la mano sotto il gonnellino mi afferrò per le palle e mi portò in un angolo, poi mi fece piegare con il busto in avanti e ridendo come una matta mi infilò un dito nel culo ed esclamò “come sta la nostra troietta dal culetto d’oro?” poi avvertii che prese qualcosa ed incominciò ad infilarmelo nel culo, Capii che erano delle palline cinesi, saranno state larghe come un uovo, mi farcì e poi mi fece inginocchiare e mi porse la mano. Perentoria mi ordinò di spompinarle le dita, mentre divertita mi dava dei calcetti sul pisello e sulle palle. Mi fece rialzare e poi mi disse “le signore sono pronte per la cena, incomincia a servirle” mi diede un vassoio con gli antipasti e mi incamminai verso al sala da pranzo, il cuore mi batteva, entrai nella stanza e vidi il tavolo apparecchiato sedevano Roberta e la mia padrona a capo tavola e sugli altri due lati sedevano altre due donne. La schiavetta ed il maggiordomo erano impeganti a servire sotto la tavola mentre due maschi prostrati avevano inserite nel culo due fiaccole accese e lo stalliere seduto carponi faceva da sedia a padrona Roberta. La mia andatura era incerta per la farcitura ed i tacchi, ancheggiavo molto e le donne si divertirono a prendermi in giro, e di tanto in tanto mi ordinavano di baciare loro i piedi o la fica. Roberta e la mia padrona invece si divertivano a tirare il filetto che usciva dal mio culo fino quasi a farmi uscire la prima sfera e poi con uno sculaccione mi invitavano a non distrarmi ed a servire. La cena finì, le donne si trasferirono in salotto dove servii loro il caffè, mentre la schiavetta ed il maggiordomo slegarano i candelieri ed il negro. Stavo per ritirarmi quando Regina perentoria disse: “ troietta vieni qui e prostrati difronte a noi, lo sai che Roberta ha organizzato questa festicciola in tuo onore? Vai a baciarle i piedi poi mettiti in ginocchi di fronte a noi” obbedii, le donne si alzarono e mi incominciarono a girare intorno scrutandomi, intanto la schiava fece entrare gli schiavi compresi il maggiordomo ed il negro completamente nudi che si misero in fila su un lato della parete, poi lei si accuccio vicino al divano. Le donne si rimisero sedute, prese la parola Roberta, in tuo onore visto che sei una troia ognuna di noi sceglierà il suo stallone e tu con la bocca andrai a prepararlo per farci godere del suo pisello. La schiava intanto mi ammanettò dietro la schiena le mani. La prima fu Regina, scelse uno dei candelieri, aveva un cazzo veramente notevole, lo presi in bocca e lo spompinai seguendo il ritmo che le donne mi davano, quando fu pronto fu legato a pancia all’aria e Regina si gustò il suo bastone. A turno spompinai tutti i maschi, negro incluso e ciascuna donna godè i frutti del mio lavoro. Soddisfatte tutte, dovetti ripulire loro la fica che grondava sborra di ogni singolo stallone, poi Roberta dichiarò aperti i giochi. Ci trasferimmo in un locale della cantina, vennero legati gli schiavi al muro, davanti c’era una riga, la gara consisteva nel farmi preparare a me ed alla schiavetta i loro cazzi e poi ogni padrona li avrebbe fatti sborrare. Vinceva chi riusciva a farlo schizzare più lontano. Vinse Roberta. Io e la schiavetta li dovemmo ripulire nuovamente spompinandoli poi venne il gioco del salto in largo, Regina disse che avrei dovuto partecipare io. Su delle panche vennero agganciati dei falli di legno che andavano via via aumentando di diametro. Il gioco consisteva nell’auto impalarsi fino a toccare con il culo la panca e poi passare al diametro superiore. Il vincitore era quello che nel minor tempo sarebbe arrivato al palo più grande. Incominciai, ogni padrona poteva spingere lo schiavo per farlo impalare meglio, il primo andò, poi il secondo, il terzo fece fatica, il quarto era molto grande ero a pari con il maggiordomo, Roberta gioiva ma Regina mi sussurrò in un orecchio “mi vuoi far fare brutta figura? Stringi i denti e rilassati, hai il culo di burro” ed incomincio a spingermi sul palo, entrò fino in fondo mancava l’ultimo, mi alzai lentamente mi ci misi seduto sopra e cercai di rilassarmi, lei mi prese per le palle e mi tirò lentamente giù, con l’altra mano mi spingeva i reni, e mi incitava a spingere, il mio culo si aprì ulteriormente ed arrivai prima del maggiordomo. Avevo vinto, Regina gioiva e mi diede un bacio sulla fronte, gli altri si erano fermati al secondo piolo. Stanche le padrone si misero sedute a fumarsi una sigaretta, mentre fu data libertà agli stalloni di potersi divertire con me e con la schiavetta. Le padrone si godettero un vero film porno in diretta. La schiavetta ebbe il compito di spompinare e spippettare i stalloni, mentre a me venne applicato un imbuto nel culo ed il mio compito era quello di raccogliere e smaltire la sborra di ognuno. Quando furono ben svuotati, dovemmo prepararli nuovamente perché le padrone volevano godere di quei cazzoni enormi, poi stanche si sedettero fu portato un cavalletto a cui venimmo legati io e la schiavetta e Regina ordinò di dare anche a noi troiette la giusta razione di cazzo. Incominciarono gli stalloni, uno mi scopava in bocca e l’altro in culo, poi si diedero il cambio, e nuovamente si cambiarono i miei con quelli della schiava, non so quante volte accadde alla fine grondavo sborra dal culo. A quel punto le padrone decisero che era il loro turno, indossarano degli strapon e continuarono il lavoro degli stalloni, ma con dei cazzi ancora più grossi e duri. Ero esausto, venni slegato e mi fu ordinata l’ultima fatica. Fui sdraiato, mi fu applicato un imbuto in bocca, ed ecco sarei stato il cesso delle padrone, a turno mi urinarono in bocca, tutte tranne Regina al suo posto lo fece la schiava. Le padrone si ritirarono, fui liberato e mi fui accompagnato dalla schiava nella cella, ci rassettammo e poi raggiungemmo la nostra padrona nella sua stanza. Mi aspettava, mi portò al bagno e mi ordinò di bere tutto il suo nettare, poi le dovetti fare il bidè, le leccai il culo, ed infine, si fece mettere la crema per il corpo e si fece massaggiare sul letto. Stanca ma soddisfatta ci legò al solito modo e con l’impegno di svegliarla alle nove in punto si mise a dormire. Sprofondai in un sonno ristoratore, poi verso le sette mi svegliai di soprassalto pensando che non avessi svegliato la mia padrona, mi tranquillizzai e mettendomi a ripensare all’esperienze fatte in quei giorni aspettai l’ora della sveglia. La svegliai leccandole i piedi, e come il giorno precedente fui preparato vestito e le servii la colazione a letto, poi la seguii in bagno dove le feci da cesso, la ripulii davanti , e dietro dopo che ebbe espletato le sue funzioni, poi le preparai un bagno caldo e la massaggiai a lungo. Quando uscì le porsi l’accappatoio e poi la sfregai per aiutarla ad asciugarsi e per scaldarla. Andammo nella camera da letto dove l’aiutai a vestire, mi chiese le sue mutandine di pizzo trasparenti, il suo reggiseno a balconcino, calze e reggicalze, ed il suo vestito con la scollatura quadrata e la gonna a pieghe fino al ginocchio. Infine le scarpe, i sandaletti con il tacco che adoravo e che le portai in bocca come se fossi un cane. Si mise seduta e mi disse “hai visto quanto è bravo il compagno di Roberta? Ti piacerebbe diventare il mio maggiordomo?” rimasi senza respiro poi annui con la testa, lei mi accarezzo e mi disse bene diventerai la mia cameriera personale, dovrai accudirmi, farmi godere, mi darai il tuo cazzo come se fosse un vibratore, non potrai venire mai senza mio ordine, e sarai sempre riverente e devoto verso di me. Poi mi chiese se lo volevo, annuii nuovamente allora lei mi autorizzo a baciarle i piedi, poi si alzò mi ordinò di fare le valige e di mettermi le mollette ed il dildo nel culo, di rivestirmi con i miei abiti civili e di aspettarla all’atrio dopo aver caricato i bagagli in macchina. Nell’atrio ci aspettava Roberta, affettuosamente salutò Regina ed io devotamente le dovetti baciare il culo ed i piedi. Regina mi ordino di andare in macchina potei scorgere il maggiordomo che mi faceva l’occhiolino. Il viaggio fu silenzioso, poi Regina disse, questa sera dormirai da me. Arrivati a casa sua portai i bagagli in casa, le preparai la cena, poi dopo in salone lei mi disse: “bravo mi hai soddisfatta meriti un premio, spogliati” eseguii. Mi fece mettere a pancia in aria, prese una borsa del ghiaccio e l’applicò sui miei genitali, poi mi liberò della cintura, ed infilato un guanto in lattice mi svuotò per bene dalla sborra, ridendo incominciò poi a farmelo diventare duro, mi salì sopra ed incomincio a cavalcarmi tenendomi strette le palle con una mano. Venne urlando, poi mi disse “hai dato piacere alla tua Padrona meriti un premio” mi mise a pecorina ed incominciò con le dita a sditalinarmi il culo fino ad infilarci tutta la mano. Vedi questo è il mio regalo, ti senti pieno della tua padrona!!!! Continuò fino a farmi sborrare poi mi ordinò di preparmi e preparare tutto per andare a letto. Mi assicurò con il guinzaglio e baciandomi sulla fronte mi disse: “mi raccomando domani sveglia alle sette” ed andò a dormire!!! 21972 0 13 anni fa